Back to Nature

San Giovanni al Natisone, Italia
l Deposito Munizioni possiede due livelli di lettura: quello militare che sta lentamente scomparendo, e quello naturale che sta crescendo in modo incontrollato
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La volontà è di trasformare il deposito in un Parco della Biodiversità, rafforzando lo spontaneo processo di rinaturalizzazione già in atto e conducendolo verso un vero e proprio esperimento di “restauro ecologico”
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Riproponendo lo schema di protezione esistente della doppia recinzione, due terzi dell'area preserveranno intatta la loro impermeabilità al passaggio, mentre la parte più a sud sarà mantenuta aperta per fruirne liberamente; farà eccezione un lungo percorso sopraelevato che permetterà ai visitatori di osservare dall'alto, in un rapporto il meno possibile invasivo nei confronti del nuovo ecosistema. Per la stessa ragione il percorso si affaccia appena, come un trampolino panoramico, nell'area più a nord, senza però attraversarla: sarà quella infatti la zona di rinaturalizzazione massima, protetta da tutto il resto, con l'obiettivo di raggiungere la più alta biodiversità possibile.
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analisi e attitudini del sistema territoriale
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Back to Nature: da enclave militare a enclave naturalistica.
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Architetti
Corde Architetti

Collocata all'interno del progetto del Parco Fluviale Transfrontaliero del Natisone, la polveriera di Medeuzza non è un sito militare isolato, ma è parte di un vasto sistema di difesa che per decenni ha influenzato il territorio regionale. Il Deposito Munizioni possiede due livelli di lettura: quello militare che sta lentamente scomparendo, e quello naturale che sta crescendo in modo incontrollato. L'idea di riconversione mira a preservarli entrambi, costruendo un parco dove sia possibile entrare in contatto con la natura allo stato primordiale e al contempo accrescere la consapevolezza del passato militare e bellico del territorio.
La volontà è di trasformare il deposito in un Parco della Biodiversità, rafforzando lo spontaneo processo di rinaturalizzazione già in atto e conducendolo verso un vero e proprio esperimento di “restauro ecologico”: sfruttando la particolare conformazione degli argini della polveriera, si andranno a ricreare diversi ecosistemi tipici della pianura friulana, con impatti positivi su tutti gli aspetti della biodiversità (piante, erbe, animali, insetti, etc). Tale processo sarà condotto senza cancellare la memoria storica, ma anzi mantenendola e preservandola attraverso la creazione di un percorso museale di conoscenza / consapevolezza, che potrebbe trovare il suo climax nella trasformazione in museo di uno degli edifici più grandi. Perchè il restauro ecologico trasformi il sito in un luogo attivo sarà necessario inoltre potenziare i corridoi ecologici esistenti e costruirne di nuovi.
Riproponendo lo schema di protezione esistente della doppia recinzione, due terzi dell'area preserveranno intatta la loro impermeabilità al passaggio, mentre la parte più a sud sarà mantenuta aperta per fruirne liberamente; farà eccezione un lungo percorso sopraelevato che permetterà ai visitatori di osservare dall'alto, in un rapporto il meno possibile invasivo nei confronti del nuovo ecosistema.
In sintesi, quella che era un'enclave militare potrebbe diventare un'enclave naturale, ovvero un luogo dove poter sperimentare una natura ad uno stato prossimo a quello non antropizzato, entrando al contempo in contatto con la memoria storica del luogo, del suo ruolo all'interno della militarizzazione del territorio friulano e della storia bellica.

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